Come il digitale sta cambiando il mondo dell’editoria in Italia

L’editoria sta attraversando un momento di cambiamento importante innescato dall’avvento della tecnologia digitale.

Negli USA infatti l’e-book è già una realtà consacrata,  è di poco tempo fa la notizia che anche in UK, in alcuni negozi sul web, la vendita di libri digitali ha superato quella di libri su carta. E sempre più spesso i libri autopubblicati dagli autori, senza passare per un editore, raggiungono la vetta delle classifiche, per poi essere “consacrati” dalla pubblicazione anche su carta.

Una prima motivazione sul perche’ di questi dati e’ da ricercare nella tempistica: al momento qui in Italia il libro digitale si attesta su percentuali intorno al 2%; si può prevedere che raggiungerà dimensioni di massa solo tra cinque o dieci anni al massimo, intorno al 20%. Nemmeno gli esperti si azzardano a dare cifre più precise. Si può solo tenersi informati e prepararsi ad affrontare i cambiamenti. C’è ancora il problema della mancanza di un formato e di un supporto prevalente, che ne ostacola la diffusione capillare.

Gli editori italiani hanno un approccio ambiguo a questa rivoluzione. In generale, l’impressione è che la grande editoria si divida tra il terrore davanti all’ignoto e i tentativi di saltare sul carro del vincitore, inglobando a posteriori l’energia espressa dagli autori che si autopromuovono, e creando ex novo collane di e-book e community di autori autopubblicati. Negli ultimi due anni per fortuna anche in Italia è cominciata la riflessione sull’editoria digitale e il self-publishing, grazie a convegni interessanti come “IfBookThen”, “Bye Bye Book?” o “Librinnovando”.

 

La prima conseguenza ovvia, e positiva, è che il self-publishing sta uccidendo l’editoria a pagamento (la cosiddetta vanity press); gli aspiranti autori che non vogliono sottostare al giudizio di agenti ed editori possono autopubblicarsi direttamente, senza essere vittime di sfruttatori senza scrupoli. Questo libera spazi in libreria per i libri cartacei di qualità.

La tesi piu’ importante è che il mondo dell’editoria cartacea sta vivendo un cambiamento analogo a quello che si è verificato nell’industria musicale con l’avvento della musica liquida (mp3 ecc.) e del file sharing, ma il rischio è quello di non imparare nulla dall’esperienza dell’industria musicale: tutti i grandi editori infatti stanno ripetendo gli stessi errori fatti dalle major della musica a suo tempo. Per esempio, quello di considerare i pirati digitali come il nemico numero uno, invece di abbassare i prezzi dei supporti. Le statistiche dimostrano che non è la pirateria digitale il nemico da combattere: spesso, anzi, aiuta a vendere più copie. Per fortuna, già molti editori si stanno ricredendo e presto le protezioni DRM (che irritano chi ha legittimamente pagato il libro, e vengono aggirate con facilità dagli hacker) verranno tolte dagli e-book.

La tecnologia digitale può eliminare l’intermediario editoriale tra autore e traduttore: potremmo trovarci a lavorare direttamente per un autore, che però dispone di meno fondi da investire, non essendo una realtà industriale; e quindi, potrebbe capitarci di dover condividere il rischio imprenditoriale dell’autore, accettando che parte del nostro compenso sia la percentuale sulle copie vendute. Un’arma a doppio taglio, come già sappiamo, specie in un mercato editoriale piccolo come quello italiano. Inoltre, questo presume che il traduttore debba sviluppare la capacità di trovarsi clienti in un mercato più vasto, acquisendo tutta una serie di competenze che finora erano più connaturate alla traduzione tecnica che a quella editoriale (autopromozione, ricerca di clienti online, gestione di clientela internazionale con pagamenti in valuta estera, ecc.), o appannaggio specifico di uffici diritti e agenti letterari (gestione e acquisto di diritti di traduzione internazionali).

Il fenomeno dell’editoria online e’ solo all’inizio solo con il passare del tempo scopriremo se un mercato più fluido e democratico generi un flusso di utili maggiore, e che la diminuzione di altri costi possa dirottare questi utili anche su una retribuzione migliore per i traduttori.

 

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